Intorno a un collo doloroso
LEI
“…è che quando l’ho chiamato stamattina non è riuscito a girarsi. E sì che l’ho chiamato più volte…”
La signora Anna soffre il caldo nonostante il prendisole a fiori giallo cromo lasci le spalle scoperte. Non è più giovane, qualche ruga di espressione, capelli acconciati come si deve, occhi vivaci.
Un’energia che può accendere una lampadina. Se ne sta seduta con non troppa pazienza nella sala d’attesa subito di fronte alla stanza massaggi che, contro regola e dato che disteso sul lettino c’è suo marito, ha la porta aperta. E lei riesce a vedere quella graziosa ragazza, un po’ robusta di braccia, che ha preparato l’uomo, supino adesso, per il trattamento.
“Scusi ma devo chiudere la porta…” dice la ragazza. In sala d’attesa si fa silenzio. Adesso c’è meno rumore di una farfalla che dorme su un batuffolo d’ovatta. Anna emette un sospiro da signora, di quelli che sembrano un respiro nella buona società. Il silenzio concilia, l’assenza di pensieri anche.
LUI
“Posso chiederle un favore?”
“Certo, mi dica.”
“E’ che ho gli occhi un po’ asciutti, nella tasca della giacca ho il mio collirio, riesce cortesemente a prenderlo”.
La ragazza sembra esitare ma esegue. Anche quando l’uomo le chiede di essere lei stessa a mettergli le due gocce nelle pietre nere dei suoi occhi.
“È bianco vero?”
“Cosa?”
“Il soffitto.”
“Certo. Ma adesso si rilassi che cominciamo.”
LEI, di nuovo LEI
Non è che ci sia molta scelta tra i giornali. La signora Anna ne prende uno a caso. Articoli sui massaggi – il dolore al collo è una patologia molto diffusa –, shiatsu in particolare, agopuntura, medicina olistica, posturale, integrazione funzionale, Feldenkrais – il cuore è relativamente isolato, chiuso alla comunicazione –. Figure schematiche illustrano il corpo umano.
E poi foto di corpi reali. Corpi di ogni età. Corpi distesi, allungati, contratti. Corpi manipolati da mani esperte in tutte le posizioni. Corpi che sembrano un balletto che si muove fluttuando nell’aria. Corpi di pattinaggio artistico sincronizzato. Corpi estrusi dall’anima, solo corpi, braccia, gambe e colli.
Respira la signora Anna nel suo bel prendisole giallo cromo. Il suo respiro è una farfalla che si posa su una piuma che cade. Ma si sa, le farfalle conciliano il sonno. O sono le piume? Fatto sta che la signora Anna, pensando all’una sull’altra o viceversa, complice il tepore e il silenzio, si addormenta…
“…che ci fosse così tanto da fare in questa casa non l’avrei mai immaginato. Il ragazzo dell’agenzia ha creduto di essere molto persuasivo fidando nella complicità di mio marito. Tutto da rimettere a posto, o quasi, e chi la teneva prima di noi doveva essere uno cui non interessava l’ordine o peggio, la pulizia.
E ci credo! Le pareti non sono state imbiancate da anni, i pavimenti, una vecchia graniglia dal colore indefinito, è mantenuta in pessimo stato. La cucina è ampia ma sporca e indecente, la camera da letto ha annesso un balconcino con una fioriera di rosmarino, un tempo profumato ora secco come il culo di una cicala arrosto. Il resto è sgradevole. I mobili sono pretenziosi, servono a quel che servono. Sedie per sedersi, letto per dormire, tavolo per pranzare, cucina per cucinare. È stato un disastro…
LEI, ancora LEI
…ma a mio marito andava bene così, piano terra a raso con la strada, senza alcun inciampo, diritto dal marciapiede a casa. La vista poi non è delle migliori, ma che gli interessa il paesaggio a mio marito? Il parcheggio sotto le finestre della cucina è trascurato, l’asfalto è mancante in più punti, buche dappertutto e ognuno dispone le auto un po’ come gli pare. È il frutto di un contenzioso che dura da anni.
Decine di cause, assemblee straordinarie di un condominio piuttosto rissoso, e quale condomino non lo è, che non hanno portato a nulla se non a un dispendio di soldi e energie inutili. Di quelle cose che ti penti subito d’averle avviate e dopo averlo fatto ti rammarichi che non tutti siano d’accordo con te nel portare avanti le tue ragioni. Che magari ti fanno nascere antipatie in quei vicini di casa che prima salutavi con gentilezza.
Come la signora cha abita proprio di fronte a noi. Che subito ha fatto amicizia con mio marito. Del resto a me non interessa, ho firmato un contratto e pago un affitto generoso che mi esime da qualsiasi responsabilità e mi permette di avere una vita tranquilla, solitaria. Proprio quello che voglio più di ogni altra cosa. Ed è quello che vuole anche mio marito, credo…”
LUI, di nuovo LUI
“In effetti è leggermente contratto ma non sembra un impedimento così grave”, le mani esperte della ragazza si muovono rapide tra le spalle e il collo dell’uomo. “Mi parli un po’ di lei…”
“…che dire. Ci siamo trasferiti da poco in una palazzina decorosa, due inquilini a piano per cinque piani. Noi siamo al piano terra, mi permette di entrare direttamente dal marciapiede dentro casa senza impedimenti. Qualche inquilino ha un cane, l’ho sentito abbaiare, qualcun altro qualche gatto uno dei quali, appena arrivato, si è sistemato sul tappetino d’ingresso del nostro appartamento. L’ho sfiorato con un piede.
La signora che abita di fronte a noi è una donna con un buon profumo, più vicina ai sessanta, ingrigita di capelli ma piuttosto gradevole nei lineamenti, anche ben vestita direi. Così la immagino. Tuttavia sembra avere l’aria stanca, due figli grandi, uno dei quali a volte si affaccia di tre quarti alla porta, con un taglio di capelli brutale e una serie di tatuaggi. Gli dice di pettinarsi meglio e di coprirsi le braccia, per questo lo so. L’altro, per il momento non l’ho ho ancora sentito. E sì che siamo qui da una settimana appena.
La signora parla del figlio che non c’è e ha un accenno di malinconia, quasi volesse parlargli e lui non l’ascolta. Capisco che è il preferito e che, per qualche motivo che ancora non so, ma presto o tardi la signora me ne parlerà dato mi sembra abbia una voglia matta di sfogarsi con qualcuno, è andato via di casa da qualche anno. Da quello che mi fa capire non ha marito, o meglio ne ha avuto uno che è stato poco amato e forse mandato via senza rimpianti. Perché dico questo…?
LUI, ancora LUI
Non so, forse perché ho una particolare predisposizione a vedere il passato delle persone, il loro carattere, forse inconsapevolmente la signora sembra civettare con me, tra me e lei non c’è poi così grande differenza di età. Per adesso non so altro… mia moglie non vuole che parli con i vicini. Ogni volta alza la voce, vuole che rientri, che non prenda freddo, che mi riposi. Ma riposarsi di cosa, e perché? Non ho alcuna voglia di avere una vita tranquilla, solitaria. Almeno non quella che pensa mia moglie… con una specie di complicità, quella che usano le persone che hanno voglia di far intendere ma che sembrano non impicciarsi, per carità, la signora di fronte mi ha fatto capire una volta che le dispiace che le cose tra me e mia moglie non vadano poi così bene.
Ci ha sentiti più volte parlare animatamente. Anche stamattina, uscendo per venire qui, mentre mia moglie era in garage a prendere la macchina, mi ha fermato e mi ha chiesto perché mia moglie mi chiama sempre. Sa, mi ha detto, le pareti di questi appartamenti sono così sottili, pensi che sento piangere la bimba del quarto piano e quelli del piano di sopra, non mi faccia parlare che, vabbè che sono giovani, ma insomma smuovono il letto che sembra l’inizio della quinta di Beethoven. La sua indignazione sta tutta qui, un misto tra pudicizia e curiosità morbosa. E, perbacco, conosce anche Beethoven. E ha sentito mia moglie che mi ha chiamato più volte… come lei sa, non mi sono girato… mi scusi, le dispiacerebbe mettermi ancora un paio di gocce di collirio? Ma è sicuro che il soffitto sia bianco?”
LEI, infine LEI
Il prendisole giallo cromo si ridesta e con lui la signora Anna proprio mentre la porta della sala massaggi si riapre. La ragazza dalle braccia robuste ha appena finito di manipolare il collo dell’uomo che si mette seduto sul lettino.
“Io ho finito, in effetti il collo ha qualche contrattura ma niente di serio. Direi piuttosto qualche tensione di troppo. Può provare a massaggiarlo lei, magari le faccio vedere come si fa…”
“In realtà non credo di esserne capace. Ho già tante di quelle cose da fare. Comunque la ringrazio. Spero che mio marito non abbia chiacchierato come il suo solito, vuole sempre parlare, raccontare. Per carità anche a me piace…”
“Non si preoccupi, ha dormito per tutto il tempo…”
LUI, infine LUI
L’uomo nel frattempo si è rivestito. Per essere alto è alto. La moglie l’aiuta con le scarpe, gli abbottona la camicia, lo sistema un po’. Ma l’ultimo tocco è il suo. E sì, si sente proprio un bel giovanotto. Rasato di fresco come ogni mattina. Dopo il massaggio poi. Magari non ha più l’età per sedurre o per essere sedotto, ma che importa. C’è sempre il futuro da scoprire. Forse è un mistero, forse no. Il futuro, intende, può essere la sua vicina di casa per esempio. Non che pensi all’amore, questo proprio no. Ma al suo profumo, alla sua voce.
E così pensando si avvia verso la porta d’ingresso dello studio mentre sua moglie salda il conto con la graziosa ragazza dalle braccia robuste. Sono solo pochi passi ma si ferma, non ricorda più se la direzione per uscire è quella o è dall’altra parte. La moglie lo chiama, forte. Più volte. Ma l’uomo non si gira. Lei lo raggiunge, lo prende sotto braccio e gli sussurra qualcosa all’orecchio, sembra più un graffio che una carezza.
Solo allora la ragazza si avvede delle due ali di farfalla tatuate sulla nuca dell’uomo. Due ali che prendono vita quando si gira per salutarla. Che si alzano nell’aria e come piuma portata dal vento raggiungono la ragazza, posandosi sulla sua mano. Il soffitto ha il colore del cielo.
(Francesco Marchese)
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