Il Metodo Feldenkrais migliora la plasticità del cervello

Se fossi in te mi muoverei di più, sai perché? 

Leggi questo articolo tratto dal libro di Michela Matteoli “Il Talento del Cervello” e lo scoprirai…

Il nostro corpo è una macchina progettata, nel corso di milioni di anni di evoluzione, per muoversi. Del movimento hanno bisogno i muscoli, le articolazioni, le ossa e anche il cervello. Un dato che dovrebbe risultare convincente: dagli studi emerge come le persone che fanno attività fisica moderata più di tre volte alla settimana, dalla bicicletta al giardinaggio, hanno il 40/50% in meno di probabilità di andare incontro alla demenza rispetto ai sedentari. Ma perché? Cos’è che ha a che fare una camminata con i nostri neuroni? Come dimostrano tanti studi, il legame  sono le infiammazioni di cui oggi si parla molto.

La proteina che viaggia dai muscoli

Il Metodo Feldenkrais migliora la plasticità del cervelloFino a poco tempo fa gli scienziati avevano evidenziato negli animali che l’allenamento riduce l’infiammazione. In due lavori recenti, pubblicati a dicembre del 2021 e a gennaio del 2022 rispettivamente su Nature e su The Journal of Neuroscience, i ricercatori per la prima volta hanno dimostrato che l’attività fisica migliora le prestazioni cognitive degli esseri umani proprio attraverso la riduzione della neuro-infiammazione. Al contrario, la sedentarietà porta ad una maggiore attività delle cellule gliali, collegata a declino cognitivo e a sinapsi più logorate.

Si sa ancora poco sui fattori e i meccanismi con cui l’esercizio fisico rallenta l’invecchiamento cognitivo e contrasta la neuro-degenerazione. Un’ipotesi accreditata è che il movimento inneschi la produzione, nei muscoli, di interleuchina- 6, una molecola capace, in determinate circostanze, di esercitare una azione antinfiammatoria.

Ma l’interleuchina-6 non è l’unico fattore antinfiammatorio stimolato dal movimento. Il lavoro pubblicato su Nature, condotto da Tony Wyss-Coray dell’Università di Stanford, ha dimostrato che è coinvolta anche una proteina: la clusterina, prodotta nel fegato e nelle cellule del muscolo cardiaco durante l’esercizio fisico.

L’esercizio e la rigenerazione dei neuroni

Il Metodo Feldenkrais migliora la plasticità del cervelloLa riduzione dell’infiammazione non è, però, il solo elemento implicato nei vantaggi dell’attività motoria. Un altro è l’aumento di una sostanza che contribuisce alla plasticità sinaptica e alla sopravvivenza dei neuroni. Si tratta del BDNF (Brain-Derived Neurotrophic Factor – fattore neurotrofico di derivazione cerebrale)

Il fattore di crescita nervoso individuato da Rita Levi Montalcini, che per questa scoperta nel 1986 ricevette il Nobel per la medicina. Questa scoperta ha dato il via alle neurotrofine e ha aperto nuove possibilità di cura per le malattie degenerative. Il BDNF facilita la formazione delle sinapsi e aumenta la plasticità ed è certamente uno degli elementi chiave. E il fatto che sia prodotto durante l’esercizio fisico ha implicazioni davvero fenomenali.

Più sangue a irrorare il cervello

L’attività motoria influenza la circolazione sanguigna, innanzitutto i battiti del cuore. Una persona comune ha circa 70 battiti al minuto, chi più, chi meno. Gli atleti ne hanno un numero molto inferiore. Si dice che il cuore di Fausto Coppi battesse circa 40 volte al minuto. Il senso è che, sebbene durante l’esercizio fisico i battiti del cuore aumentino, come risultato dell’attività svolta con costanza la frequenza cardiaca rimane più bassa a riposo, riducendo il numero complessivo di cicli cardiaci di lavoro che grava sulle arterie. Mese dopo mese, anno dopo anno i vasi risultano meno affaticati, meno rigidi. Tutto questo si traduce in una riduzione delle malattie cerebrovascolari e migliori prestazioni cognitive. L’esercizio fisico mantiene in salute le cellule e i vasi sanguigni e quindi viene garantita sempre la giusta quantità di sangue al cervello.

Gli studi su camminate e corsa

Se si è sempre stati sedentari non bisogna scoraggiarsi e, soprattutto, occorre ricordare che non è mai troppo tardi. Per mettersi in moto, sono sufficienti alcuni accorgimenti durante la giornata come andare in giro a piedi o in bici, oppure preferire le scale all’ascensore.

Si dice che l’obiettivo giornaliero debba essere di 10.000 passi, ma secondo gli esperti ne basterebbero molti di meno per ottenere un beneficio apprezzabile. Uno studio pubblicato nel 2019 su Internal Medicine evidenzia come per un gruppo di donne sulla settantina che facevano 4.400 passi al giorno, il rischio di morte prematura fosse ridotto di circa il 40% rispetto alle coetanee sedentarie. Correre, nuotare, ma anche giocare a tennis con un amico, ballare, sciare, frequentare un corso di fitness in palestra, va bene qualsiasi tipo di movimento per ridurre in modo notevole rischi per il cuore o per il cervello.

Studi recenti da parte di Arthur Kramer, professore di Psicologia alla Northeastern University, che ha studiato per decenni gli effetti sulla plasticità cerebrale delle attività aerobiche, hanno dimostrato che bastano sei mesi di pratica di trekking per indurre cambiamenti duraturi nel cervello, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione e la memoria.

Le attività aerobiche diventano ancora più efficaci nel mantenere giovani i neuroni se vengono associate all’allenamento di forza, con esercizi che utilizzano pesi, bande elastiche per tonificare e potenziare i muscoli.  

L’organizzazione Mondiale della sanità consiglia di mettere in agenda 30 minuti di attività di questo tipo due volte alla settimana.

L’esercizio aerobico e l’allenamento di forza sono senza dubbio importanti per migliorare la salute del cervello e per sviluppare la forza muscolare, ma sono straordinari i risultati degli studi condotti sulle discipline orientali che mirano a costruire un rapporto armonioso tra corpo e mente e sulle attività che mirano a sviluppare la capacità di attenzione, la consapevolezza corporea e propriocezione come il Feldenkrais e la Meditazione, dove l’obiettivo primario è proprio quello di lavorare sulla plasticità del cervello.

Bibliografia :

  • Norman Doidge “Le guarigioni del Cervello”
  • Norman Doidge “Il Cervello Infinito”
  • Moshe Feldenkrais “Il caso di Nora”
  • Michela Matteoli “Il talento del Cervello”

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