Nel mio Studio di Roma Montesacro, dove faccio anche lezioni Feldenkrais, incontro tante persone che ricercano il Benessere. Mi piace tantissimo lavorare con loro.. perché è attraverso il contatto ed il confronto con gli altri che esploriamo anche tanti aspetti di noi stessi… sviluppiamo nuove modalità di essere, cerchiamo di limare i nostri limiti e soprattutto, in un lavoro di ascolto come il mio, impariamo a capire le esigenze profonde che hanno le persone.
Con le persone lavoro con tecniche diverse che vanno dal massaggio ai corsi di gruppo. Il fine è sempre quello di aiutare ogni persona a stare meglio con se stessa e con gli altri. La tecnica usata è importante ma alla fine è solo un mezzo per INCONTRARE una persona.
FRANCESCO
Francesco è uno dei pochi, direi pochissimi uomini, che partecipano ai corsi di gruppo FELDENKRAIS. Ha iniziato con una frequenza di una volta a settimana (programma che consiglio a tutti quando decidono di approcciarsi a qualche cosa di nuovo) poi la sua frequenza è aumentata progressivamente fino a diventare uno dei protagonisti del gruppo.
Per questo mi sono incuriosita ed ho deciso di fargli una Intervista.. una cosa che per la verità mi piacerebbe fare con tutti i miei Allievi, perché mi piace “ascoltare” le persone, mi piace interagire con loro, mi piace stabilire “rapporti umani”. Purtroppo forse per timidezza, forse per altro, sono poche le persone che vogliono raccontarsi.
E’ un peccato perché ogni espressione vera di se stessi è sicuramente utile per mettere a fuoco dei punti dentro di noi ed è utile a qualcun altro, in un dato momento della vita.
Francesco ha accettato… e l’ho intervistato, con la speranza che qualche altra persona mi chieda di essere intervistata e di “narrarsi”.
Vi auguro una buona lettura!
Roberta
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IL BENESSERE SECONDO FRANCESCO
Come e perché ti sei avvicinato a Benessere Con un Tocco?
È un po’ complesso da spiegare ma credo che le ragioni principali siano che sono pigro, più o meno come un bradipo in letargo, che il nome evoca la semplicità dei risultati a fronte di poca fatica, che lo Studio di Benessere con un Tocco era a più o meno quindici metri da casa e che, in effetti, avevo e ho bisogno che il mio corpo riprenda quel minimo di elasticità che data l’età, è un ricordo passato.
Che nostalgia! La parola “benessere” poi di per sé è meravigliosa, ed è quello cui tutti tendiamo. E poiché il più delle volte sperimentiamo il malessere, o almeno crediamo che quella sia l’emozione predominante della nostra vita, ho pensato di provare a ribaltare l’equilibrio a favore della prima.
Dal punto di vista fisico, diciamo che ho fatto sport e molto fino a vent’anni, pallacanestro, salto in alto, corsa e poi c’è stato il buio nel senso che stranamente o forse proprio per questo non ho mai avuto alcun problema fisico fino a qualche anno fa, “rendita” la chiamano.
Poi hanno cominciato i mal di schiena e soprattutto la consapevolezza che quello che hai fatto ieri, che so salire su una scala, coltivare l’orto, portare a spasso i cani, ti viene più difficile farlo oggi e ti sarà ancora più difficile farlo domani.
Più o meno è come essere vittima del proprio corpo. Ho cominciato pertanto a percepire di “avere la mia età” che vuol dire prendere atto dei segni del tempo e delle inevitabili sconfitte. Insomma il mio medico mi ha suggerito che dovevo muovermi e io seguo sempre i buoni consigli.
Cosa ti ha fatto ritornare?
La stessa che mi ha fatto iniziare, la curiosità. E quel leggero senso di piacevole miglioramento in alcune, piccole cose quotidiane, voltarsi per esempio. Certo dopo una sola volta sono alquanto impercettibili ma se ci fai caso e ascolti attentamente… e poi ho trovato un ambiente “sano”, pulito, in una parola gradevole. Le persone – sono quasi tutte signore – ti accolgono con simpatia e discrezione, qualità quest’ultima che apprezzo moltissimo. La prima volta è stato difficile, come tutte le prime volte.
Mi è piaciuto il fatto che siamo in pochi, che veniamo seguiti con attenzione, che gli esercizi si fanno len-ta-men-te… legger-mente, come direbbe Sissi. Anzi lei direbbe “ma questi so’ pazzi”. Che tu hai molto interesse oltre che per il lavoro in sé per le persone che lo fanno. In sintesi ho percepito che lo spirito con cui ti muovi è che non cerchi di far star bene i “corpi” ma le persone, che vanno comprese e aiutate nelle loro diversità. Alla fine, come ovvio, i muscoli mi dolevano e il primo pensiero è stato “ma perché devo fare una cosa che mi fa star male?”.
Tuttavia quella sera ho dormito otto ore filate e non mi capitava da tempo, mi sono svegliato con gli stessi dolori, ma almeno riposato e ero di buon umore.
Tu hai fatto anche dei massaggi. Che impressione hai avuto del massaggio?
Oltre a essere pigro, io sono molto timido, al limite della inibizione e il massaggio per me è l’ultima delle possibilità per risolvere un problema fisico prima di un’operazione chirurgica invasiva.
Un po’ esagero tuttavia poiché tempo fa ho fatto qualche seduta di fisioterapia per mobilitare o sbloccare la schiena e l’operatore, che era anche abilitato per lo shiatsu, mi ha manipolato con quella tecnica, ne ho tratto giovamento.
È stato gradevole e soprattutto ho avvertito un netto sollievo e miglioramento. Pertanto, vincendo la mia ritrosia, raddoppiata dal fatto che a farlo sarebbe stata una donna, ho ripetuto l’esperienza.
Diciamo che la prima volta non mi sono rilassato molto e non ero a mio agio, ma il massaggio è stato efficace e che a fine seduta ho avvertito una maggiore fluidità nei movimenti e soprattutto buon umore. Strano vero? Ho ripetuto due volte la parola buon umore… penso sia una buona chiave di lettura.
Cos’è per te il massaggio? Lo vedi come forma di cura alla persona? Lo consiglieresti a una persona cara? Se sì perché, o perché no?
Oggi si cerca in tutti i modi di “rimanere giovani” che secondo me vuol dire solo mentire al proprio corpo, come se ci si accanisse a non voler dimostrare la propria età, non si sopporta più l’azione del tempo. Detto questo io credo che il nostro corpo sia un perfetto disequilibrio. Non solo con se stesso, ma anche e soprattutto con la nostra mente.
Le due entità inseparabili formano l’energia. Spesso questo, se sei abbastanza onesto con te stesso, è un vantaggio perché ti fa accorgere di alcune abitudini scorrette, altre volte invece ti permette di indugiare in atteggiamenti comodi che sembrano portare al benessere effimero ma che invece, a lungo andare, ti impigriscono fino a situazioni non più recuperabili.
Penso che il corpo (e la mente) abbia bisogno di ogni tecnica, semplice o sofisticata che sia, per provare a ritornare in equilibrio e il massaggio è sicuramente una forma di cura della persona, della sua vitalità, e ti permette di dare ascolto e avvertire quei segnali che prima ignoravi. Poi penso sia utile non solo a chi ha un problema fisico evidente o riconoscibile, ma anche a quelli meno evidenti, anche non fisici, che sono maggiori, più subdoli e forse sono quelli che bisogna riconoscere per primi e in qualche modo “prevenire”. Dunque penso che il massaggio possa assolvere a questo compito. Ripeto, soprattutto all’umore.
Se lo consiglierei? Certo che sì. A me lo hanno consigliato ed è stato un ottimo suggerimento.
Tu hai fatto anche i corsi di gruppo. Mi pare che tu abbia scelto questo tipo di orientamento rispetto all’incontro individuale con il massaggio. Perché?
Sono due cose ovviamente diverse. Nei corsi di gruppo il contatto con gli altri ti permette più rapidamente e con maggiore efficacia di correggere posture, di confrontarti con chi riesce a “fare” alcune cose che a te risultano complicate o impossibili, tutte le ragazze del gruppo peraltro sono più brave di me.
Stimola l’emulazione, in senso buono ovviamente, e poi è sempre piacevole conoscere altre persone. In fondo siamo quasi tutti animali sociali, e ricerchiamo il contatto, la conoscenza, il dialogo che in questo momento purtroppo ci manca moltissimo.
Credo sia la cosa che ci manca più di tutte. Poi in realtà le due cose sono in qualche modo complementari, assolvono le stesse finalità, in modo diverso e con diverso impegno personale. Un po’ è come cercare di raggiungere una meta, lo puoi fare attraverso molte strade, con compagni di viaggio, da soli, anche sognando per esempio.
Credi nel movimento come forma di benessere? Oppure per te il movimento è solo un dovere per stare meglio o per paura di avere un corpo che non risponda più alle tue aspettative?
Credo nel movimento perché noi siamo fatti per camminare, viaggiare, conoscere. L’ebreo errante è una delle storie che più mi affascina perché il protagonista non può né deve stare fermo, vagabondare senza riposo fino alla fine dei tempi. È vero che è stato maledetto da Gesù per non averlo riconosciuto tuttavia ha la possibilità di muoversi sempre, fermarsi è un po’ morire.
Altra bellissima storia è quella di Ulisse, il “mai fermo”, che tutti conosciamo. Io credo che il movimento sia non solo una forma di benessere ma di inquietudine. Omnia duplicia, diceva il poeta, ogni cosa ha il suo rovescio. Se non lo facciamo è come se ci fossimo privati di qualcosa di vitale, quasi come il respiro che, guarda caso, è legato a filo doppio col movimento.
Per quanto riguarda “stare meglio” io credo che sarebbe bello che ognuno accogliesse con eleganza l’età che avanza, riconoscere senza ipocrisie la realtà delle cose. Non è significativo il fatto che si dice di qualcuno che “ha raggiunto un’età avanzata”? Sembra quasi che ci sia un paradosso: raggiungere qualcosa di avanzato è come non arrivare mai alla meta. E infatti ognuno ha dentro di sé il concetto di immortalità, gode del fatto che, sempre come diceva il poeta, sono sempre gli altri a morire.
Ritornando alla domanda, la paura che il corpo non risponda più alle aspettative a mio parere non si risolve con il movimento, con la ginnastica o i massaggi. O meglio, quelle attività aiutano ad avere la consapevolezza che il tempo, con l’esercizio, la tenacia e l’allegria, perde un po’ del proprio potere e che i debiti che ha accumulato verso di noi sono un po’ meno gravosi.
Cosa è per te il Feldenkrais?
Come ti ho già detto, fino a qualche mese fa non ne avevo mai sentito parlare. Un po’ mi sono documentato, non molto per la verità. Non mi piace andare a cercare su web i significati delle cose, preferisco che me le spieghino.
Dunque ho cominciato a seguire le tue lezioni e all’inizio non capivo niente di quello che facevo e perché. Avevo deciso di “fare ginnastica” su suggerimento del mio medico ma non sapevo cosa. Lui mi ha detto “posturale” che, come dice Sissi, è da sfigati. Poi in realtà poco alla volta mi è sembrato di capire che quello che facciamo è una sorta di auto educazione che serve a prendere consapevolezza del proprio corpo e delle proprie potenzialità.
Ma questo è quello che ho capito e magari non è affatto corretto. Peraltro le lezioni sono morbide, lente, gradevoli affatto ansiogene e per niente orientate all’ansia da prestazione, e alla fine quel minimo di fluidità in più contribuisce al benessere, questo sì. Che poi tu ci chiedi sempre se dopo ogni esercizio è cambiato qualcosa negli appoggi, nel respiro, di come giriamo la testa, dicendo “magari sì, magari no”, ecco io proprio non riesco proprio a comprendere appieno le differenze rispetto a prima.
Sento tutti che affermano “a me è cambiata la rotazione dell’anca”, “a me l’ischio destro si è aperto di più”, “io ho riacquistato l’equilibrio del piede sinistro”, “l’appoggio della spalla destra è più attaccata al pavimento” …insomma mi sento come in insensibile, un tronco che non riesce a comprendere le differenze. Un indifferente, appunto. Tuttavia poiché sono ottimista è probabile che ci voglia tempo, magari sì, magari no. Chissà?
Secondo te perché ci sono pochi uomini alle lezioni? Cosa cerca un uomo che qui non trova, a tuo avviso?
Beh, questo proprio non lo so. E mi sarei aspettato la domanda al positivo, cioè: cosa cerca un uomo che qui trova. Rispondo con quello che in parte ti ho già detto quando ti ho intervistato: “perché qualcuno dovrebbe fare una esperienza che non conosce se non la conosce?” E se non la conosce perché proprio quella e non altre?
Noi uomini siamo persone logiche e non razionali: che come tutti sappiamo, ragione e logica non sono la stessa cosa. Per dire che se un uomo sceglie di fare questo tipo di attività lo fa in modo non razionale o logico: entra, vede, fa, trova beneficio, si appassiona, ritorna. In realtà ripeto che non lo so, risposta più onesta possibile.
Ma forse è perché non sono lezioni ma incontri dove nel silenzio, e io me ne sto quasi sempre zitto, ci si confronta su uno dei mille modi per stimolare e accrescere il benessere del proprio corpo e di sé stessi. E poiché non lo sappiamo se non lo proviamo, tanto vale… e poi forse hai ragione tu, un maschio non frequenta questi luoghi perché ha più voglia di esprimere fisicità, di sudare più che di armonizzare il proprio corpo. Chissà?
Come ti fa sentire essere quasi l’unico uomo del gruppo? Lo stare sempre con più donne… cosa ti ha fatto vedere delle donne che prima non vedevi?
Lo sai, io sono piuttosto timido e confesso che se potessi farei lezioni individuali, neanche davanti a uno specchio, con un istruttore che mi parla da lontano. Pertanto a volte è una bella sfida. Tuttavia ho un’età che mi permette di fare quello che mi piace fare, anche chiudere gli occhi e pensare di essere da solo.
Non lo dico per misoginia, tutt’altro. È che ognuno ha i suoi tempi. Come mi sento? Direi bene perché le ragazze sono discrete, eleganti nei modi e nel parlare. Cerco di essere a mio agio con loro e con te. Non sempre ci riesco ma tant’è. Quello che mi sorprende è che le donne si mettono molto più in discussione, parlano, chiedono, sperimentano. Sono di sicuro più vivaci, tenaci. Fanno quello che possono e cercano di fare quello che non possono. E se hanno un problema lo dicono apertamente.
Ecco, credo che le donne al contrario di noi uomini, o perlomeno di me, sono molto più curiose e attente. Ecco, loro sì che sono logiche e razionali, al contrario di me.
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