Feldenkrais e Burlesque: Terapie per l’animo femminile
L’Intervista a Lola Maldad
Performer di Burlesque, Naturopata ed Insegnante di Pilates
Chi è Lola Maldad
Roberta mi viene incontro che sono quasi le nove di una mattina ariosa, colma di profumi e colorata, vestita di uno chemisier smanicato con mille bottoni, scuro e avvitato.
Per quanto l’altezza non le difetti, porta comunque scarpe con tacco il che la fa incedere piacevolmente.
Fa caldo e non c’è una nuvola in cielo. Celeste come si addice a un cielo estivo.
Dovremmo prendere un caffè e poi andare per l’intervista a Barbara, in arte Lola. Sono vagamente inquieto ed emozionato. A proposito di incedere, avrei potuto dire che Roberta lo fa in modo femminile, seducente, poiché in qualche forma mi fa immaginare l’anticamera del nostro incontro a tre.
Preludio passeggiando per Montesacro
Non conosco Lola, l’ho vista in foto e mi sono informato su quello che fa, ho letto le sue interviste, quel minimo di biografia che traspare o che condivide. E credo di capire che non sarà affatto semplice tenere a freno il suo entusiasmo, se quello che ho letto di lei corrisponde alla sintesi della sua personalità.
Per arrivare al nostro appuntamento, dieci minuti di passeggiata tra le bouganville rosse e i glicini odorosi dei giardini ben curati di villini inizi del secolo scorso, dall’architettura piccolo barocca dovuta al genio di uno dei tanti Busiri Vici – non so bene quale sia dato che era una famiglia intera di architetti e urbanisti – dobbiamo per forza passare davanti alla casa dove per vent’anni ha vissuto Ennio Flaiano. Uno degli autori più ironici e profondi, fulminante direi, della moderna letteratura italiana.
E mi viene in mente un suo aforisma, tratto dal “Diario degli errori”, cito a memoria “…una volta credevo che il contrario della verità fosse un errore. Oggi penso che una verità può avere per contrario un’altra verità, altrettanto valida, e l’errore un altro errore…”. Perché questo? Non so bene ma mi piace pensare alla relatività delle cose, all’incertezza, all’incompletezza.
Tutte sensazioni che inducono alla curiosità, al desiderio, forse alla tentazione.
L’arrivo di Lola
Siamo dunque seduti a un tavolino di un locale chiamato Raro, coincidenza o sincronia, fate voi. Ma ecco Barbara. In realtà è Lola, e appare, e in tre passi è da noi. Bella, alta e sorridente. In grigio perla con qualche concessione al merletto che orla il tubino, anche intorno al collo, tono su tono ovviamente.
Viso aperto, spontaneo, una frangetta sbarazzina e occhi di ossidiana, vivaci e curiosi. Mai fermi. Sensuale è dir poco. Ma con eleganza. Che poi eleganza deriva da eligere, che vuol dire scegliere.
Ecco, la prima impressione è che Barbara/Lola sappia esattamente chi e cosa scegliere, fidandosi del proprio istinto, della passione e della professionalità. Parliamo un po’ e le dico chi sono, ma mi devo fermare subito perché io non ho cose interessanti da raccontare, la curiosità aumenta e il tempo è davvero troppo poco. Roberta è al mio fianco e mi aiuta, ne ho proprio bisogno.
Ordiniamo un caffè e iniziamo la nostra conversazione.
Il Burlesque può essere una terapia per l’anima delle donne?
Confesso che non so quasi nulla del burlesque, ho visto un solo spettacolo con Roberta al Salone Margherita e devo dire che mi sono molto divertito. Ma al di là dello spettacolo in sé, di cui parleremo in seguito, ho letto una tua dichiarazione: “la mia vocazione è aiutare le persone a crescere, le donne a superare i propri limiti”. Quali sono secondo te i limiti o le insicurezze e qual è il tuo “metodo” per superarle?
I limiti delle donne sono tantissimi e nella maggior parte dei casi sono autoimposti perché vengono da retaggi culturali importanti, da come le donne sono state cresciute fin da piccole.
Purtroppo viviamo in un mondo, in un paese piuttosto ipocrita, molto legato all’educazione religiosa nel senso deteriore del termine, cioè bigotta, che ha creato e crea ancora oggi notevoli problemi alla donna. Insicurezza soprattutto.
La donna ha ancora paura di esternare la propria femminilità, paura di essere giudicata…
Uomini e Donne – Una realtà separata?
…problemi che si riflettono anche sugli uomini…
…certo, si riflettono anche sugli uomini. Questa è la realtà che noi viviamo tutti i giorni.
Purtroppo spesso la donna vuole sostituirsi all’uomo, cosa che sta succedendo soprattutto negli ultimi anni, con carichi e responsabilità importanti sul lavoro, ma nello stesso tempo deve assolvere al ruolo all’interno della famiglia perché rimane legata agli stereotipi o modelli culturali con cui è stata cresciuta.
Poi nella vita quotidiana non ce la fa a sostenere la competitività che è sempre più sfrenata e dunque spesso mette da parte la propria femminilità, direi il proprio essere, per poter concorrere con gli uomini. In altri casi invece sfrutta questa femminilità in maniere del tutto sbagliata…
…quindi il tuo “metodo”?
Prima di tutto socializzare, poi far collaborare le donne tra di loro senza creare competizione dove ognuna è in equilibrio con sé stessa e con le altre per raggiungere lo stesso obiettivo. Ognuna dà il suo contributo per esempio derivato dalla propria esperienza personale…
Il Burlesque come amicizia al femminile è possibile?
…ognuno esprime sé stesso …
…esatto. Vengono invogliate a capire che ognuna di loro trova il suo completamento con le altre ma conserva un valore speciale che appartiene solo e solamente a lei. Ognuna può essere protagonista ma non a scapito delle altre sfruttando o adoperando il concetto di ammirazione, ben diverso ovviamente dall’invidia che secondo me è il male del secolo…
Perchè ti chiami Lola e perchè Maldad?
Il nome Lola perlomeno a me evoca la Lulù di Wedekind. Donna dal fascino straordinario, sensuale, femme fatale. Capace di smascherare e ribaltare la morale borghese dove la donna ha il dovere della moralità e l’uomo della lussuria. Lulù ha una fortissima pulsione alla seduzione. Te l’avranno chiesto in tanti, ma perché hai scelto questo nome? E poi perché Maldad?
Maldad è spagnolo e significa cattiveria (lo sguardo di Barbara si accende di ironia) mentre il mio nome d’arte me lo hanno, diciamo così, scelto i miei allievi di pilates.
Io sono istruttrice di varie discipline da molti anni e molti degli allievi mi seguono da sempre. Quando poi è nato il desiderio del burlesque, che per me è iniziato come un gioco, mi hanno suggerito dove provare, quale scuola, e dunque ho accompagnato una mia allieva che secondo me era molto predisposta.
Parlo di gioco perché tutto quello che faccio nella mia vita cerco di prenderlo come un gioco, anche tutto ciò che poi diventa e si trasforma in lavoro. Tuttavia prendo anche le cose molto seriamente, sembra una contraddizione ma le due visioni si completano a vicenda. Tutto ciò che faccio mi serve per crescere, per evolvere, per sdrammatizzare la vita e viverla con leggerezza…
…dunque Lola?
…ti dicevo, è nato dai miei allievi. Le mie lezioni erano a tema, si discute sempre di tante cose e si cercava questo nome d’arte, me ne hanno proposti molti fino a che qualcuno non mi ha detto che io sono Maldad, perché mi chiamano la maestra cattiva…
…maliziosa o cattiva?
…no, no proprio cattiva. Mi hanno detto che ho un’apparenza dolcissima ma che in realtà nel mio lavoro non perdono. In effetti nel mio lavoro richiedo l’impegno e i risultati, come è giusto che sia.
Tuttavia per accompagnare questo Maldad che magari da solo poteva sembrare aspro, ci voleva qualcosa di dolce, di musicale e mi hanno proposto Lola. E mi è piaciuto. Non ce l’aveva nessuno e da allora sono io. Io sono Lola Maldad.
L’apparenza ingannatrice
Roberta ha scelto invece lo pseudonimo Eliza Graves, la protagonista del racconto di Allan Poe “Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma” dove non tutto è come sembra, anzi. L’apparenza ingannatrice. Credo che come ci si mostri sia un tema ricorrente nel burlesque, non trovi?
Il mondo del burlesque vive di molta apparenza ed è quello che forse mi piace meno. Quello che invece mi ha spinto a continuare è ciò che invece ritengo sia un valore aggiunto, la possibilità di lavorare sul femminile, sulle donne. Io non amo apparire come non sono, in quello che faccio cerco di mantenere la mia personalità ben delineata, chiara. Magari gioco a cambiare personaggio ma io sono sempre la stessa…
E gli uomini fanno Burlesque?
…mi ricorda, al contrario, una donna che disse “io sono quella che sembro, non quella che sono”. Nello spettacolo di Roberta ho visto un ragazzo che si esibiva e devo dire in modo davvero straordinario. Tuttavia lo faceva al “femminile”. Ora, è una mia curiosità, esiste un burlesque dove viene mostrata da parte degli uomini la propria “mascolinità”?
Certo che sì, è una frontiera più recente. Io ritengo che non debbano esserci distinzioni di genere, tutti devono poter avere il loro spazio. Si chiama boylesque e rappresenta l’uomo, il maschile che si mette in gioco. Mentre ci sono dei maschi che imitano la femminilità e a volte sono più femminili delle stesse donne, ci sono anche delle donne che imitano le movenze maschili…
…Marlene Dietrich, per esempio…
…esatto. Ho una cara amica che nei suoi numeri rappresenta sia il maschile sia il femminile. E poi ci sono invece degli uomini che mantengono il proprio modo di essere.
Diciamo che in tutti e due i casi non deve essere prevalente la fisicità ma si deve cercare di mettere in gioco il proprio carattere a prescindere da quello che sei fisicamente. Purtroppo nella realtà, e soprattutto in Italia – tutto sommato siamo un popolo di raffinati – questo non avviene perché magari il pubblico è più abituato alla fisicità ma questo va a discapito della personalità di chi sta sul palco.
Ma soprattutto di un principio importante che appartiene alla tradizione del burlesque, cioè esprimere quello che si ha dentro a prescindere dalla femminilità o dall’esteriorità che si manifesta.
Perché per esempio ci sono donne che non hanno un fisico diciamo “perfetto”, anzi, ma dimostrano molta più femminilità di tante altre, sono più seducenti.
Purtroppo la società in cui viviamo, che si basa sull’apparenza, ci costringe a seguire o inseguire quei modelli che nella realtà magari non esistono.
Giudizio o Pregiudizio
Io penso che le persone ci vedano, e giudichino, per come siamo fuori mentre noi crediamo che ci guardino per come siamo dentro. Tu pensi che il burlesque aiuti chi ti guarda a vedere come sei realmente oppure ti vede per come tu vuoi far sembrare che sia?
Il burlesque dov’è che funziona, dove i messaggi sono chiari. Cioè bisogna avere un linguaggio, una comunicazione corporea vale a dire dimostrare quello che si vuol far vedere attraverso il corpo, molto chiaro e definito. L’interlocutore, chi ci guada deve capire bene qual è il nostro intento, le intenzioni. Le ragazze si esercitano molto e fanno un profondo e importante lavoro su sé stesse proprio per essere chiare al massimo, quindi sicuramente ti aiuta.
Vuoi dire che l’ambiguità nel burlesque non dovrebbe esistere?
Certo, a meno che non sia voluta, che non sia un gioco premeditato.
Tu hai avuto a che fare con migliaia di persone che ti hanno guardata e con cui sei stata sul palcoscenico. Nella tua esperienza hai mai sofferto per giudizi negativi o espressioni poco lusinghiere? Più dalla parte di uomini o di donne?
Un continuo. Di sicuro più da parte delle donne perché, come dicevo, l’invidia è un male in assoluto e in genere i rimproveri o i giudizi negativi non vengono espressi direttamente.
Chi invidia è subdolo, percorre strade traverse, difficilmente affronta il problema di persona, diciamo che lo delega agli altri.
Perché altrimenti significa accettare le risposte, il dialogo, mettersi in discussione. Per esempio mi sono sentita dire che non ho talento, non ho il costume giusto, la musica che ho scelto era sbagliata…
L’invidia è davvero una nemica per chi la vive
…però vengono a vedere…
…certo, vengono a vedere, magari a spiarti per riferire ad altri. Poi possono dire che si copia dalle altre anche se io proprio non ho tempo di guardare quello che fanno le altre.
Poi magari copiano loro. Insomma c’è un mondo non proprio piacevole, molto competitivo. In realtà una cosa mi è stata detta direttamente come critica, diciamo per invidia, che secondo me è un complimento: ma tu piaci alle donne, ti vogliono bene.
E in effetti è così. Facendo burlesque da tanti anni sono portata naturalmente e non entrare in competizione e questo lo capiscono le donne intelligenti…
…perché tu pensi che sul palco non ci sia competizione?
Come no, è un ambiente che vive di competizione, a mio parere inutile, sterile…
…oppure complicità?
Ci può essere complicità ma non sempre, è molto più rara la complicità della competizione, purtroppo. Pertanto il mio grande lavoro sulle allieve è sull’equilibrio.
In alcuni casi ho fatto in modo di perdere alcune allieve perché non è sempre vero che sono le allieve a scegliere l’insegnante con cui lavorare, spesso è l’insegnante a scegliere per non disturbare l’armonia del gruppo. E mi piace sapere che le allieve che mi seguono hanno fatto un importante lavoro su sé stesse per essere come sono ed anche diventare forse amiche.
Nel senso che ci si vede anche fuori dal burlesque, ci si aiuta se qualcuna ha bisogno, senza contare l’aiuto che ci si dà in scena sulla scelta dei costumi, delle movenze, della musica. Questo secondo me è un rapporto positivo.
Trasformarsi o mettere in luce ciò che già c’è!
Una delle parole che mi piace di più è “metamorfosi” che credo si adatti molto a quello che fai. Quando ti trasformi in Lola lasci davvero fuori Barbara, diventi davvero Lola Malad?
Continuo ad avere dentro di me la mia Barbara ma io, diciamo così, soffro da sempre di sdoppiamento di personalità. Infatti mia madre per i miei quarant’anni mi ha fatto fare due ritratti, uno da Lola e uno da Barbara. Diciamo che mi annoio a fare una cosa sola e ho coltivato in parallelo tanti interessi e in ognuno ho messo una parte di me stessa. Non sono mai stata una sola…
…una trasformazione continua?
…certo, io vivo di trasformazioni perché nell’arco della giornata io cambio attività, lavori, interessi. Mi scoccia fare una cosa sola, appena fatta ne devo fare subito un’altra.
Come vivono le persone che conosci questa tua passione? Ne parlate?
Mia madre è la mia maggiore sostenitrice, il compagno di mia madre anche, ma da sempre. Non sono mai stata giudicata da loro proprio perché da sempre provengo da un percorso artistico, dalla danza, dallo sport.
E per il lavoro sul corpo non ci ho mai visto niente di negativo, anzi, non è strumentalizzato ma è proprio un modo per prendere coscienza delle proprie possibilità e del proprio corpo senza falsi pudori.
Per esempio l’altra sera mi sono proprio divertita perché riflettevo con delle amiche che quello che io facevo da piccola lo faccio ancora adesso. Ora i casi sono due, o è mancanza di evoluzione o già ero evoluta da piccola.
A me piaceva la verdura amara, mi arrampicavo sul frigorifero. Senza contare che già da piccolissima ho voluto il bikini che all’epoca non si riusciva a trovare, gli zoccoletti col tacco.
Poi me ne andavo da sola per la spiaggia e ritornavo senza costume perché mi dava disagio, lo trovavo superfluo.
Uomini e testosterone
Le persone hanno molte riserve riguardo il proprio corpo. Secondo te perché gli uomini tendono ad esprimere la propria mascolinità solo nel senso più deteriore del termine?
È sempre lo stesso discorso, per retaggio culturale, perché siamo stati cresciuti con alcuni stereotipi che non sono sempre positivi.
Che ci costringono a comportarci secondo ruoli definiti e prestabiliti. Va bene la differenziazione dei ruoli, perché non siamo uguali ma paritari nei comportamenti.
Tuttavia l’uomo, per meglio dire il maschio, deve mantenere il proprio modello di forza, durezza che non è reale.
Perché l’uomo vero è quello che sa mettere in discussione i propri sentimenti, le emozioni ed esternarle.
Allo stesso tempo non deve essere troppo fragile, insicuro, e secondo me lo è anche per colpa delle donne…
…purtroppo, come dice Francesco Piccolo, a volte esplode la bestia che è in noi…
…e infatti succede perché l’uomo non riesce più a controllarsi e si assiste ai femminicidi, alle violenze. Una cosa davvero terribile.
Fascino, attrazione, seduzione, sensualità ma la sessualità dove sta?
Fascino, attrazione, seduzione, sensualità, sono tutti termini crescenti che hanno come fine ultimo il richiamo sessuale. Nel modo di fare burlesque dove inizia e dove finisce, fermo restando il buon gusto, il richiamo sessuale?
Secondo me non si dovrebbe mai passare il limite della sessualità. Questo è il confine molto sottile che separa la spogliarellista dalla performer di burlesque.
Purtroppo, negli ultimi tempi, questo limite viene spesso superato. Cioè ci sono sempre meno performer e sempre più spogliarelliste perché lo spogliarello è più accattivante verso un pubblico diciamo così, più rozzo.
Perché la classe, l’eleganza, la seduzione che trascende la sessualità è apprezzata da persone più colte.
Che magari ricordano altre epoche, ricordano il corteggiamento che non sembra esistere più. Sono atmosfere che io amo perché dentro sono vintage e tutto quello che trascende l’eleganza e sfocia nella volgarità non mi appartiene.
Burlesque è ironia, seduzione e tanta leggerezza
Quello che mi è molto piaciuto nello spettacolo di Roberta è stata l’ironia e la leggerezza. L’eleganza e l’assenza di volgarità. Tu hai scritto “seduzione con ironia”. Molti pensano invece che il burlesque sia solo l’anticamera dello spogliarello, un pregiudizio che credo sia molto radicato. Perché secondo te c’è ancora questa percezione?
Perché dipende sempre dall’educazione che si è avuta. Per poter dire e giudicare qualcosa devi prima vedere, poi conoscere e quindi capire.
Mi sono accorta che molti pregiudizi cadono quando le persone vengono a vedere i nostri spettacoli.
Nella realtà lo striptease fa parte della tradizione del burlesque da quando sul palcoscenico c’è stato un incidente che l’ha provocato.
E noi, fedeli a questa tradizione, lo manteniamo in vita.
Tuttavia non abbiamo mai il corpo completamente nudo perché chi lo fa sceglie lei fino a che punto spingersi e poi fedeli alla tradizione manteniamo coperti i capezzoli e il pube con i nostri gioielli (tassels e c-string).
Quello che dico io è che una persona può essere profondamente volgare anche vestita. Non fa differenza. È come pretendere di coprire una bella statua nuda…
…. famosi “braghettoni” di Daniele da Volterra che nella Controriforma copriva le pitture sacre ritenute oscene…
…esatto. Vestiti o spogliati, se si è volgari non ha importanza. Infatti i bambini che hanno genitori aperti, intelligenti che li portano a vedere i nostri spettacoli si divertono tantissimo perché non fanno caso al nudo ma solo allo spettacolo e al divertimento. I bambini rimangono affascinati dall’eleganza, dalle piume, dalle paillette, dalle movenze, dalla musica e assimilano, secondo me, una immagine positiva del femminile.
Anche questo rivalutare la moda intima, l’eleganza di indossare guépière, per esempio, e abbellire il proprio corpo indossando sottovesti e altro facendo tutto da sole.
Oggi la moda si è snaturata, non ci sono tessuti preziosi, solo cose pratiche e dozzinali…
Feldenkrais e Burlesque è un giusto mix
Una delle prime cose che penso si debba imparare è la postura, l’incedere, la fluidità del camminare. In questo il Feldenkrais di Roberta devo dire che funziona molto ed è quello che Roberta stessa ha fatto vedere nello spettacolo.
Tu pensi che, oltre alla postura, ci siano altre tecniche o movimenti del Feldenkrais che possano in qualche modo aiutare anche nel burlesque?
Io credo che in tutte le discipline in cui si lavora sul corretto assetto del corpo e sul suo equilibrio ci possano essere soluzioni che portano alla fluidità nei movimenti, che riconducono poi al concetto di femminilità.
Perché ti danno una stabilità posturale in genere che per noi si ripercuote nello stare in equilibrio sui tacchi, insomma penso che sì, il Feldenkrais potrebbe di sicuro aiutare.
Noi non prestiamo mai molta attenzione alle cose che facciamo, le facciamo in automatico, per istinto. Tu pensi che il burlesque possa aiutarci in una nuova consapevolezza? Fare cose nuove nella vita di tutti i giorni?
Certo che sì, il modo diverso di camminare, di rapportarsi con gli altri, una maggiore sicurezza, il modo di guardare negli occhi le persone, l’apertura delle spalle… si indossano abiti non usuali con maggiore disinvoltura, tranquillità.
Quello su cui lavoro molto è imparare ad amare il proprio corpo per sé stessi, gli altri sono una conseguenza non sempre necessaria. L’abito è come una divisa mentre è il corpo che deve parlare.
La fiducia nell’insegnante è importante
Per approcciare questa disciplina, mi piace chiamarla così, credo ci sia bisogno di coraggio, immaginazione e soprattutto di fiducia per l’insegnante. Perché secondo te le donne ripongono fiducia in te?
Questo in realtà bisognerebbe chiederlo a loro, tuttavia perché credo che percepiscano che quello che faccio e che dico, lo faccio per il loro bene, per dare vantaggi, per accrescere la loro personalità, per arricchirle. E questo funziona sempre.
Nella realtà la protagonista non è l’insegnante ma l’allieva, ognuna è valorizzata per quello che è e per come è.
Poi io amo portare le mie ragazze, le allieve ai miei spettacoli per dare loro spazio. Questo negli anni le porta ad adattarsi agli ambienti, ai contesti, a superare tutti quei piccoli ostacoli che si frappongono anche e soprattutto nella vita.
Bianco e Nero – Buono e cattivo viaggiano sempre “a braccetto”
Nella tua carriera avrai sicuramente conosciuto moltissime persone e avuto mille esperienze. Puoi per favore raccontarci un episodio che ti ha particolarmente colpito in senso positivo e quale in modo negativo?
Diciamo che mi trovo molto bene con le mie Curvy, donne dalle forme generose con le quali abbiamo fatto una gara, un’esibizione di burlesque. Non avevamo tempo e ci siamo adattate a tutte le difficoltà, provare negli scantinati per esempio.
Ma siamo arrivate in finale al Salone Margherita e questo è stato davvero entusiasmante per tutte.
Di episodi spiacevoli ce ne sono un mucchio, ma quando accadono io vado per la mia strada nel senso che mantengo la mia disciplina con tenacia, ma scarto l’ambiente che non mi piace perché penso che non mi serva più ed esploro altre strade parallele.
In pratica non mi faccio condizionare.
C’è stata o c’è nella vita di tutti i giorni un’occasione in cui hai pensato, ecco questo è il momento per esibirmi nel burlesque?
Beh, io lo faccio anche quando lavoro in farmacia dove anche lì mi chiamano Lola. Ti racconto un episodio.
Una volta è stato molto divertente perché era appena stato lavato il pavimento, io aiutavo la farmacista al banco, gestivo il magazzino, facevo i resi con i miei bei tacchi alti. Andavo di corsa, sono scivolata sul pavimento bagnato e con grazia sono caduta e mi sono rialzata.
Mi hanno ripreso con le telecamere e ogni tanto la rimandano e si divertono a rivedere la caduta di Lola Maldad…
Il pezzo musicale scelto per esibirsi ha un ruolo forte.. quanto forte
Quando penso alla sensualità e alla danza che ne consegue, non posso non pensare alla musica. Per me il brano classico per eccellenza è “Feeling good” di Nina Simone o Joe Cocker. Qual è il tuo? Scegli tu stessa la colonna sonora dei tuoi spettacoli?
Sono perfettamente d’accordo. A volte scelgo io, moltissime altre volte lavoro con un DJ storico, una persona fantastica.
Io gli dico la mia idea è questa, e lui mi propone dei brani che poi montiamo insieme perché poi non ho molto tempo per fare le cose e queste è meglio farle fare a chi se ne intende davvero.
La musica è fondamentale, la cadenza, il ritmo, l’armonia, insomma bisogna fondersi con la musica stessa.
E fuori dal Burlesque chi è Lola?
Ho letto che sei specializzata in “naturopatia” che immagino sia tutt’altra cosa dalla medicina omeopatica. Puoi per favore spiegare come funziona?
Il naturopata studia per tre anni è ha un diploma di laurea, privato per il momento.
La naturopatia, che non è l’omeopatia che è una cura che si basa sul principio del simile che cura il simile, è un grande contenitore che contiene varie discipline tutte tese a far star meglio le persone che hanno disagio.
In realtà il naturopata è un consulente del benessere psicofisico che lavora nella prevenzione collaborando con medici, psicologi.
E molte volte si trova ad avere a che fare con patologie che non riescono a essere riconoscibili dalla medicina ufficiale e che trovano invece rimedio nella naturopatia…
…ma allora è la stessa cosa del burlesque che cura il benessere psicofisico delle persone?
…esatto (la risata è spontanea e cristallina).
…ma tu ti vedi in una vita senza burlesque?
Penso proprio di sì perché nella mia vita posso fare moltissime cose tuttavia non mi piacerebbe in questo momento farne a meno, proprio perché mi dà delle occasioni in più per esprimere al meglio quella che è la mia indole, il mio carattere…
…e il carattere di Barbara/Lola è un fiume in piena che segue il suo corso ma non ha un alveo predefinito. Sceglie lei dove scorrere, quali salti o cascate fare, se fluire placido o impetuoso ma soprattutto qual è il mare oceano dove portare le proprie acque.
A fine conversazione le ho regalato, come faccio sempre con le mie intervistate, un piccolo pensiero, un segnalibro, di quelli che sembrano scritti a mano, vintage, per l’appunto.
La dicitura è di Honoré de Balzac, uno di quegli scrittori che, per usare un pallido eufemismo, si è goduto la vita come un’ape che succhia il nettare da quanti più fiori possibile.
E ha sfornato qualche dozzina di romanzi di cui almeno un paio capolavori assoluti, Eugenia Grandet, per esempio. E forse per questo che la frase è …ogni notte d’amore è un libro in meno letto. Che detta da lui mi sembra davvero improbabile. E poi io non sono affatto d’accordo. O meglio, non sarebbe il caso che nelle notti tiepide e silenziose fossero coniugate insieme le due cose? Se proprio uno deve leggere, ovviamente.
Dunque l’ho regalato a Barbara e lei ha molto apprezzato anche se, mi è sembrato di capire, neanche lei fosse tanto o così d’accordo. E come darle torto? Roberta, convinta che Feldenkrais e Burlesque siano entrambe ottime terapie per l’animo femminile, nel suo chemisier scuro, ha apprezzato, ma il suo commento, in un romano che le si addice poco, è stato, a’ France’, ma che stai a dì…
E in effetti…
Francesco Marchese
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