TEOLOGIA LAICA
Il discorso di fine anno 2023 del Presidente Sergio Mattarella
di Eugenio Delaney (Teologo)
A fine anno, come al solito, abbiamo potuto seguire il discorso del Presidente Sergio Mattarella, che ha raccolto molti apprezzamenti ed espressioni di tenore altamente positivo: “Come sempre, il presidente è entrato nei cuori delle persone che credono in un mondo migliore…; grazie per le sue parole sempre pacate e profonde…; un discorso emozionante fatto con il cuore, un discorso da statista, uomo di Stato, e padre nobile della Repubblica” (espressioni raccolte da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera il giorno successivo).
Il discorso ha suscitato un’approvazione generale non solo perché accoglie le ragioni valide dei diversi e contrapposti orientamenti e scelte politici ma soprattutto perché riflette l’aspirazione profonda di ogni essere umano e della società umana come tale e del popolo italiano in particolare.
I temi principali del discorso sono stati quelli della violenza delle guerre, la violenza sulle donne, l’inimicizia sociale, il risentimento che cresce nelle periferie, la disoccupazione, le difficoltà sanitarie, il fenomeno migratorio, la sicurezza della convivenza, la crisi ambientale, le sfide della tecnologia, in modo speciale quelle dell’intelligenza artificiale (“che si autoalimenta”).
Si potrebbe dire che, più che a un’esposizione di tipo congiunturale, ci troviamo davanti a un’analisi di ordine strutturale.
In effetti, le problematiche segnalate non sono situazioni episodiche, fatti isolati, ma la descrizione di come si va configurando la società nel suo modo di essere prima ancora che nel suo modo di agire.
È per questo che il discorso, orientato a evocare “tanti motivi di allarme” ma anche “nuove opportunità”, indica con particolare enfasi il bisogno di un cambiamento culturale.
“A problemi strutturali, soluzioni culturali”, potrebbe essere forse una sintesi del messaggio presidenziale.
In effetti, la soluzione appropriata per un mondo sconvolto e stravolto richiede un cambio culturale, un cambio di mentalità, di visione, di interpretazione delle cose, situazioni e persone. Richiede un cambio della cosmovisione.
Presuppone una presa di posizione rispetto al passato, il presente e il futuro, un’idea nuova dell’uomo (maschio/femmina) sul pianeta Terra, del pianeta Terra nell’universo e dell’universo nel rapporto con la Realtà Primordiale.
Questa sezione del sito di Benessere con un Tocco dedicata alla Teologia Laica (TL) ha come obiettivo specifico la promozione, appunto, e lo sviluppo della cultura umana, intesa non riduttivamente come informazione nozionistica di dati vitali ma come “saggezza”, che è l’arte (virtù) di essere integrati correttamente, creativamente ed efficacemente nel mondo, nella natura, nell’energia cosmica.
L’ambito del nostro concetto di Teologia non è confessionale, religioso, soprannaturale, ma è esclusivamente la natura e per questo si chiama laica.
La TL non nega l’esistenza di Dio (théos); nega l’esistenza di un théos esterno al mondo, che crea il mondo dal nulla e lo governa da fuori; riconosce invece con ammirazione e gratitudine l’idea di un thèos inteso come l’essenza profonda dell’universo, l’anima mundi, lo spirito del cosmo, che non crea dal nulla ma dalla pienezza della sua totalità, dal suo essere e dal suo poter diventare e fare tutto.
Che fa una creazione – la natura che vediamo – come una sua manifestazione (diafania, epifania).
Il Thèos della TL non è una realtà empirica, percettibile con i sensi, ma sensibile alle corde del cuore (organo della gente di strada, come anche dei poeti, dei mistici e degli artisti).
Il mondo abitato da théos è un mondo tutto collegato, meravigliosamente connesso a valle e a monte.
Questo può sperimentarsi anche con i sensi senza bisogno di una fede soprannaturale.
Lo vedono i nostri occhi, che tutte le mattine trovano il sole puntualmente alla stessa ora nello stesso punto dell’orizzonte e lo vede il telescopio di James Webb che è già arrivato a sbirciare nelle “vicinanze” del big bang.
E quante altre cose si vedranno tra non molto grazie all’intelligenza artificiale.
Realtà matematicamente esatte, interconnesse, che navigano nello spazio a una velocità che difficilmente si riesce a scrivere con numeri ma si può solo calcolare.
In questo mondo meraviglioso soltanto il pianeta Terra sembra poter sconvolgere l’ordine e produrre effetti allarmanti.
Nonostante o anche a causa della presenza dell’uomo sapiens.
Ce lo ricorda il Presidente Mattarella!
La teologia laica lo sa, cerca di scoprire le cause profonde, ma soprattutto cerca di guardare oltre le nuvole.
Questo è il suo obiettivo principale e il suo compito. È un laboratorio dove fa delle ricerche, intuisce, ha sensazioni, fiuta, annusa, sospetta e percorre un cammino verso una Realtà profonda, origine primordiale da cui scaturisce l’energia che anima il nostro mondo.
La cultura della pace, della non violenza, del rispetto di tutti, in particolare dei più deboli, sono frutti che crescono a valle se si è in contatto con la fonte, connessi col TUTTO. Questo è il linguaggio della teologia laica. Una questione di lungimiranza.
Per tanto, si può dire che non tutto sia perso nonostante gli assurdi e crudeli missili che ogni minuto uccidono migliaia di persone innocenti.
Non tutto è perduto quando uomini immaturi, codardi e delinquenti alzano le mani per ferire o uccidere donne indifese.
La TL sostiene, non in base a prove filosofiche o scientifiche ma in base a forti e potentissimi indizi, che il mondo, il nostro mondo, non galleggia: ha un Fondo, una Fonte, una Realtà primordiale, un essere sicuro.
E, di conseguenza, un mondo nuovo e diverso è possibile.
Non tutto è perduto. Lo dice anche Mattarella nella conclusione bella e rassicurante del suo discorso, in cui dichiara di aver “visto” molte situazioni positive ed esemplari in mezzo alle situazioni allarmanti che aveva descritto:
“Questi valori (solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace) li ho visti testimoniati da tanti nostri concittadini: nella composta pietà della gente di Cutro, nella operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano ‘Romagna mia’.
Li ho letti negli occhi e nei sorrisi dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a PizzAut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà.
O di quelli che lo fanno a Casal di Principe. Laddove i beni confiscati alla camorra sono diventati strumenti di riscatto civile, di impresa sociale, di diffusione della cultura. Tenendo viva la lezione di legalità di don Diana.
L’ho visto nel radunarsi spontaneo di tante ragazze, dopo i terribili episodi di brutalità sulle donne. Con l’intento di dire basta alla violenza. E di ribellarsi a una mentalità di sopraffazione.
Li vedo nell’impegno e nella determinazione di donne e uomini in divisa. Che operano per la nostra sicurezza. In Italia, e all’estero.
Nella passione civile di persone che, lontano dai riflettori della notorietà, lavorano per dare speranza e dignità a chi è in carcere.
O di chi ha lasciato il proprio lavoro – come è avvenuto – per dedicarsi a bambini, ragazzi e mamme in gravi difficoltà.
Le loro storie raccontano già il nostro futuro.
Ci dicono che uniti siamo forti”.
Uno sguardo da teologia laica, direi. Che mi fa ricordare anche il commovente aneddoto raccontato da Leon Tolstoi:
“Si racconta che un giorno Gesù camminava per una strada di campagna discorrendo coi suoi discepoli.
Lungo il percorso incontrano la carogna di un cane ed i suoi discepoli a quella vista girano la testa con disgusto.
Gesù, invece, si sofferma e dice: “Che meravigliosa dentatura aveva quel cane!”.
Grazie, Presidente!
Eugenio Delaney
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