LA TEOLOGIA LAICA

Il sogno di Malefica è il sogno di tutte le Donne

di Roberta Gargiulo e Eugenio Delaney (Teologo)

Questa interessante risposta di Eugenio nasce a seguito del mio articolo “Maleficent: un film per nuove donne e nuovi uomini” dove ho commentato il libro “Malefica”, scritto da Maura Gancitano che vi consiglio di rileggere prima di proseguire oltre. Quindi per prima cosa ringrazio Eugenio per il suo sempre stimolante commento. Come già avevo scritto, l’autrice del libro parla della trasformazione della rabbia femminile attraverso una storia e la storia è, come nel film, una rielaborazione della Bella Addormentata nel Bosco, favola che conosciamo tutti e che ha fatto parte della nostra infanzia.

Malefica incarna tutte le donne del Mondo e non solo le donne, incarna anche il femminile che c’è in ogni uomo e che spesso viene represso per poter vivere in una società dove il modello maschile vincente è ancora quello di Re Stefano.  

Il Re che per desiderio di potere taglia le ali a Malefica e quindi anche a se stesso, cioè taglia la libertà, quella autentica di essere veramente sé stessi.

Se guardo indietro mi accorgo di tantissimi cambiamenti verificatosi nell’universo uomo-donna ma ancora non abbastanza direi, c’è ancora davvero molto da fare.

LE CANZONI COME EVOLUZIONE DI UN MONDO CHE CAMBIA

Come metafora di questo cambiamento in atto ho deciso di usare le canzoni per evidenziare il cambiamento in atto e che deve proseguire.  

Nel 1999 Anna Oxa vinceva Sanremo promettendo di amare il suo uomo “senza pietà” per sè stessa. Quest’anno 2024 a Sanremo ha trionfato una ragazza di 22 anni Angelina Mango con “La Noia” con un testo scritto da un’altra ragazza giovanissima di 22 anni, Madame. Nel testo lei dice che indossa la vita a testa alta sul collo” e che “vorrei digli che sto bene ma poi mi guardano male”. Tutto il testo della Mango, infatti, è teso a ribaltare la concezione più banale e comune della noia, che generalmente viene combattuta invece che accolta, ma che l’artista invece esorta a fare propria per andare verso qualcosa di nuovo per rinascere.

Nel 1971 Ornella Vanoni usciva con la canzone “L’appuntamento” Canzone bellissima e impossibile da dimenticare ma nel suo testo troviamo queste parole: Amore, fai presto, io non resisto Se tu non arrivi, non esisto Non esisto, non esisto..”

E ancora “Oro” di Mango del 1986 dice: Oro, oro, oro Un diamante per un sì – Oro, oro, oro Per averti così – Distesa, pura, ma tu ci stai – Perché accetti e ci stai? E così tu cadi giù” eccetera eccettera.. insomma un po’ di strada l’abbiamo fatta, o no?

2024 UN CAMBIAMENTO IN ATTO

Testi che esprimono modi di sentire diversi, appartengono ad epoche diverse che raccontano la nostra storia, raccontano storie di uomini e di donne.

Purtroppo ancora oggi una sorta di inerzia rallenta questi cambiamenti. Molte ragazze diplomate o laureate con risultati migliori dei loro coetanei maschi, dopo appena 5 anni dall’ingresso nel mondo del lavoro rimangono indietro sia come stipendio sia come ruolo. Questo è certamente da combattere ed io mi sento fiduciosa delle possibilità che offre una visione del mondo e delle persone più autentica.

Io vorrei che tutti noi adulti di oggi, uomini e donne, consegnassimo alle nostre giovani donne la forza e la speranza di poter cambiare le cose INSIEME ai loro compagni maschi.

Ogni donna deve sentirsi libera di realizzare ciò che è senza paura di giudizio, senza rassegnazione o sottomissione. Ogni donna deve sentirsi libera di uscire da sola e tornare anche tardi senza dover temere per sé stessa. Questi giovani sono il nostro ponte verso un mondo sicuramente migliore, non perfetto, ma migliore per tutti e anche per noi della generazione precedente.

Con il termine “noi” intendo donne, uomini, genitori e non genitori, Stato, società, comunità, scuola, imprese e famiglie, siamo NOI che abbiamo il dovere ed il piacere di infondere ai giovani la speranza e la fiducia verso una società migliore dove ognuno può esprimere ciò che è indipendentemente dal sesso.

In questo modo saremo in grado di restituire ad ogni Malefica le sue ali per volare dalla Brughiera e ad ogni uomo di mostrare quella parte femminile che viene doverosamente repressa per potersi sentire accettato nel mondo comune.

Ora diamo spazio alla Malefica di Eugenio

MALEFICA

“Lasciate che di nuovo vi narri una vecchia storia. E si vedrà quanto bene la conosciate”.
Con queste parole ha inizio il film “Maleficent”.

Eva : la Prima Donna

Eva : la Prima Donna

Una vecchia storia. Sì, perché di questo si tratta. Di come ce l’hanno raccontata e di come continuano a raccontarcela. E non solo questa storia, ma tante altre, e addirittura la stessa Storia con la S maiuscola (mitologie, filosofie, religioni).
Che le storie siano raccontate male è sicuramente un problema, grave a seconda dell’importanza del racconto, ma non è il problema. Il problema è che tutto sia racconto, e che niente sia ritenuto realtà.
Così Arthur Schopenhauer (1788-1860) afferma che “il mondo è rappresentazione e volontà”, e cioè che il mondo in cui viviamo è un mondo chiuso, specchio di se stesso, rappresentazione e racconto di se stesso.

In un mondo così concepito Malefica sarà sempre malefica, nonostante i ritocchi che si possano apportare ai dettagli di una rappresentazione che finirà sempre per rispecchiare lo status quo.

Cosa può fare Malefica in un mondo così prevedibile? Come minimo, arrabbiarsi. E lo fa a buon diritto, con tutta la potenza e l’energia vitale che serve per affrontare senza paura e con determinazione l’insieme dei personaggi della Fiaba, a cominciare da Stefano, e per vantarsi addirittura del dramma straziante delle ali che le furono tagliate vilmente per renderle impossibile volare. Una bella rabbia quella di Malefica, forte e coraggiosa. Una rabbia degna, virtuosa.

Non è quell’odio squallido, rifugio dei codardi che hanno bisogno di uccidere per assicurarsi una misera e spregevole sopravvivenza.
Malefica non vuole distruggere nessuno. Vuole, sì, con forza e con rabbia, annientare il costrutto secondo il quale contano soltanto il racconto e la rappresentazione (adesso manipolabile in modo esponenziale dall’IA). Malefica non viene dal mondo umano, ma dalla Brughiera, un mondo aperto alla fantasia e alla creatività. Un mondo che le permetteva di volare e andare oltre le apparenze, guardare nel profondo, al di là del Velo di Maya, e trovarsi faccia a faccia con il mondo reale.

Da quel mondo viene e a quel mondo vuole tornare. Vuole recuperare le ali e volare in alto.
Così facendo, mentre nel mondo umano abbiamo la bella addormentata, Malefica diventa la sognatrice di un mondo nuovo.

La nudità del corpo come espressione corporea ed emozionale

La nudità del corpo come espressione corporea ed emozionale

IL SOGNO DI MALEFICA
Eccoci. È qui che volevo arrivare. Perché il percorso immaginato finora da me con un po’ di fantasia e attribuito a Malefica è il percorso normale della teologia laica o teologia delle cose reali, non delle cose narrate su misura.
E a questo punto, sento il bisogno di distinguere in Malefica un duplice soggetto sognatore. Da un lato, la donna, vittima storica di violenze e soprusi, di negazione di diritti e sovraccarica di doveri, ritenuta colpevole della caduta umana. Non può non essere lei la protagonista del sogno, e alcune figure attuali preannunciano questa svolta storica al femminile.

D’altra parte, Malefica rappresenta quella profonda realtà maschile/femminile che costituisce l’essenza dell’essere umano (maschio e femmina li creò).

Il sogno di Malefica è, di conseguenza, il sogno della donna e, allo stesso tempo, il sogno di ogni essere umano, cui nucleo costitutivo è sempre la dicotomia maschile/femminile. Diventa così il sogno universale.

Ho un sogno, “I have a dream”, dice Malefica con rabbia, passione, fuoco, certezza, e il desiderio di accendere una nuova fiamma inestinguibile nel mondo umano.

Ho un sogno…
Sogno che tutti, uomini e donne, guardino se stessi con i propri occhi. Smettano di essere riflesso di narrazioni interessate, di aspettative e giudizi altrui, ma abbraccino totalmente la propria realtà, con pregi e difetti, e facciano leva sulle proprie potenzialità piuttosto che sui fattori esterni (il potere, nel caso di Stefano).

Ho un sogno…
Sogno che tutti, donne e uomini, guardino gli altri con gli occhi degli altri. Smettano di cercare se stessi negli altri in modo da usarli a proprio vantaggio. Lascino perdere la finta parità di genere del 50/50 e sostengano sempre con orgoglio la parità giusta e naturale del 100/100, ovvero la realizzazione piena, non dimezzata, di ciascuno e ciascuna.

Ho un sogno…
Sogno che tutti, donne e uomini, guardino il mondo con gli occhi di tutti. Elaborino sempre progetti aperti, creativi, di portata promozionale e ispiratrice. Mai progetti fini a se stessi, quasi circoli in crescita solitaria e autosufficiente. Sì a progetti ondeggianti che crescano generando nuove onde e nuovi progetti con nuove persone, nuove idee, nuove iniziative. Progetti non in perenne contrapposizione, ma in costante collaborazione e sinergia. Proprio come nel cosmo, il grande sogno di Theos-Thea-Theon.

Una questione fondamentalmente di SGUARDO.
E infatti, è il sogno di guardare  le cose in faccia, senza lasciarsi condizionare da racconti più o meno interessati, e di guardarle con gli occhi giusti (i propri, quelli degli altri, quelli di tutti).
Impossibile? Gesù, Buddha, Confucio, Martin Luther King, Nelson Mandela dicono di no. E aspettiamo le nuove enciclopedie con i nomi (infiniti) delle donne che hanno cambiato la storia.

Guardare dentro e guardare lontano…

Un caro saluto Eugenio

Per scrivere ad Eugenio ecco la sua mail , così potrai dialogare con lui, una vera opportunità di crescita! :Eugenio Delaney mail: eugeniodelaney@libero.it

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